Giovedì 1 febbraio 2024 Beato Andrea Carlo Ferrari, vescovo
33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. 34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. 35Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; 36congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». 37Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». 38Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». 39E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. 40E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. 41Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro;
«E divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà»
43e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. 44Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
(Marco 6,41-42)
Parole che lasciano stupefatti. Come fanno 5000 uomini a saziarsi con due pesci? Sono parole da ricordare bene. Per quando ci sentiamo piccoli e inadatti. Per quando i nostri limiti ci schiacciano e ci umiliano. Per quando gli insuccessi si accumulano e non si vedono frutti. Per quando il male nel mondo sembra così potente ed efficace da poter sopraffare ogni bene. Abbiamo un tesoro che sazia ogni desiderio. Abbiamo una parola che conforta ogni cuore. Abbiamo una speranza che si moltiplica e che nessuno ci può rubare. Abbiamo il Risorto sempre tra noi e in noi.
Venerdì 2 febbraio 2024 PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. 25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
«Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio»
dicendo: 29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, 30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31preparata da te davanti a tutti i popoli: 32luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». 33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». 36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
(Luca 2,27-28)
Ho incontrato ieri una persona che non vedevo da anni, ci siamo incrociati ciascuno senza sapere che l’altro era nei paraggi. Quando mi ha visto mi ha detto: «Ecco cosa succede quando si fa un atto d’amore!». Evidentemente un gesto di bontà l’aveva trattenuta e aveva creato la coincidenza di questo nostro incontro, che altrimenti non sarebbe avvenuto. Anche in queste piccole cose, che pure danno tanta gioia, il lasciarsi “muovere dallo Spirito” crea incontri bellissimi e a sorpresa, un pochino come avvenne quel giorno luminosissimo per Simeone nel tempio.
Sabato 3 febbraio 2024 S. Biagio, vescovo e martire
6Disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». 8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
«In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre»
13E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
(Giovanni 14,12)
Queste parole non sono rivolte solo agli apostoli ma ad ognuno di noi, anche se istintivamente ne prendiamo le distanze. A volte, dopo anni, delle persone ci raccontano ciò che abbiamo detto loro e che ha prodotto cambiamenti significativi nella loro vita e magari quelle parole non ci ricordiamo affatto di averle dette. Lo Spirito agisce in noi nonostante noi, è Lui che parla. Occorre fidarsi, abbandonarsi e farGli sempre più spazio.
Domenica 4 febbraio 2024 PENULTIMA DOPO L’EPIFANIA
detta “della divina clemenza”
36Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; 38stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». 40Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». 41«Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». 43Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 44E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. 47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».
«Poi disse a lei: “I tuoi peccati sono perdonati”. Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: “Chi è costui che perdona anche i peccati?”. Ma egli disse alla donna: “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!”»
(Luca 7,48-50)
Gesù comprende bene cosa questa donna ha nel cuore. Non il desiderio di apparire che muoveva il fariseo, non le obiezioni teologiche nelle quali poi si arroccano i presenti, non il timore di essere giudicata che pur pesava nello sguardo di tutti. A lei pesa il suo peccato. Non sopporta più la sua vita sbagliata. Chiede solo il perdono che sa di non meritare, ma di cui è sicura dopo aver incontrato e ascoltato Gesù. Per questo guarda solo Lui, il resto non le interessa. E diventa, senza immaginarlo, il prototipo del discepolo: colui che ha occhi anzitutto e solo per Gesù, che lo guarisce e lo salva.
Lunedì 5 febbraio 2024 S. Agata, vergine e martire
«Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”. Egli disse loro: “Che cosa volete che io faccia per voi?”»
37Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». 39Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». 41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
(Marco 10,35-36)
Un po’ pretenziosa la richiesta di questi due fratelli, rasenta l’arroganza. Il tono sembra quello di chi comanda. Si vede che non vogliono perdere l’occasione di primeggiare e cercano di arrivare prima degli altri ad occupare quelli che a loro sembrano i posti di onore. La risposta di Gesù anticipa il suo insegnamento verbale: si pone nell‘atteggiamento del servo che ubbidisce, che è a completa disposizione, che non ha diritti da difendere, che cerca subito di realizzare quanto gli viene chiesto. È questa la grandezza divina cui dobbiamo tendere, anche se è spesso interpretata come sottomissione e sconfitta.
Martedì 6 febbraio 2024 S. Paolo Miki e compagni, martiri
Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 49Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
«Allora Gesù gli disse: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. E il cieco gli rispose: “Rabbunì, che io veda di nuovo!”»
52E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
(Marco 10,51)
Può sembrare pleonastica questa domanda di Gesù: sembra così ovvio che un cieco desideri anzitutto vedere. Ma esplicitare quello che si ha nel cuore è importante. Potrebbe infatti capitare che se ci domandassero qual è il desiderio più forte che abbiamo nel cuore non sapremmo bene cosa rispondere. O comunque la risposta non ci uscirebbe subito, di getto, come invece ha fatto il cieco Bartimeo. La vita, specie se condotta in una normalità un po’ piatta, rischia di appannarci, di ottunderci. Solo l’amore, o la sofferenza vissuta nella speranza, o un sogno grande nel cuore ci tengono vivi, vivissimi.
Mercoledì 7 febbraio 2024 ss. Perpetua e Felicita, martiri
12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. 13Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. 14Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono. 20La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. 21Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». 22Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio!
«In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà»
25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».
(Marco 11,23-24)
Prima o poi nella vita certe difficoltà che dobbiamo assomigliano proprio a montagne inamovibili, che non sappiamo da che parte scalare, ostacoli che riteniamo insormontabili. Gesù ci chiede di metterci un po’ di fede. Non importa quanta, basta che sia convinta, tenace. La certezza che il Padre c’è, vede e interverrà. Abbiamo molto bisogno di questa fede, altrimenti ci attorcigliamo attorno ai nostri ragionamenti, alle nostre fosche previsioni, alle proteste, moltiplicando le accuse e perdendo la pace e la gioia. Dio c’è e vede. Ci ama e conosce mille modi per spostare le montagne.
Giovedì 8 febbraio 2024 S. Girolamo Emiliani, sacerdote
15Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 16e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio.
«E insegnava loro dicendo: “Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri”»
18Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. 19Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.
(Marco 11,17)
Andare in chiesa alle celebrazioni, seguire la liturgia, ripetere formule, deve essere la conseguenza della nostra unione con il Signore. Solo così noi stessi diventiamo casa di preghiera. Quando invece le nostre devozioni sono fini a se stesse, svuotate di significato, servono solo ad illuderci di stare vicino a Gesù, ma in realtà ne siamo lontanissimi. Chi ci vede, deve capire dal nostro agire che abbiamo Dio nel cuore da quanto amore mettiamo in ciò che facciamo e nei confronti di chi incontriamo. Altrimenti penserà che chi va in chiesa si comporta come e peggio degli altri e avrà perso un’occasione per accostarsi alla Verità.
Venerdì 9 febbraio 2024 S. Giuseppina Bakhita, vergine
27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E,
«Mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: “Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?”»
29Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. 30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». 31Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. 32Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. 33Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
(Marco 11,27-28)
Gesù non risponde a queste domande. Perché in quella situazione è evidente, al di là delle apparenze, che l’interlocutore non cerca risposte. Vuole solo obiettare, mettere in difficoltà, criticare. Sottrarsi a queste domande non è facile, soprattutto quando ci sembra di avere buone ragioni da far valere e ci vengono in mente parole efficaci che potrebbero mettere a tacere gli avversari. Leggere le intenzioni del cuore è più importante che vincere una discussione, è un modo serio di amare, di aiutare davvero, portando luce sulle reali intenzioni di chi abbiamo di fronte.
Sabato 10 febbraio 2024 S. Scolastica, vergine
«Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”»
35Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. 36Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? 37Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? 38Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
(Marco 8,34)
Un discorso pubblico, fatto a tutti, non solo a quelli che erano già discepoli, una chiarificazione per tutti coloro che erano rimasti affascinati da Gesù. La strada che si dovrà percorrere non sarà facile, avrà una croce quotidiana. Quel “rinnegare se stessi” è difficile, ma non è complicato: in alcuni momenti occorre dirsi dei no, chiari e tondi, che non ammettono repliche, sui quali non si apre neppure la discussione. Anche papa Francesco insegnava alcuni giorni fa: “State attenti, il diavolo è un seduttore. Mai dialogare con lui, perché lui è più furbo di noi e ce la farà pagare. Quando viene una tentazione, mai dialogare! Chiudere la porta, chiudere la finestra, chiudere il cuore”.
Domenica 11 febbraio 2024 ULTIMA DOPO L’EPIFANIA detta “del perdono”
9Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
«Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”»
14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
(Luca 18,13)
Sarà che con il passare degli anni si perdono energie ed è più facile dover fare i conti con le proprie fragilità, sarà che l’esperienza poco a poco ci ridimensiona e frantuma molte delle nostre illusioni su noi stessi, ma la figura di questo umile pubblicano giorno dopo giorno ci diventa sempre più familiare. Quando tiriamo le somme ci accorgiamo che il deficit è in crescita e solo la misericordia infinita di Dio lo può sanare. Ma tutto questo non ci scoraggia, anzi! Ci apre sempre più gli occhi sulla realtà: noi tutti (ma proprio tutti!) viviamo di misericordia, siamo instancabilmente perdonati e possiamo sempre ripartire, contando su Dio e non su di noi.
Lunedì 12 febbraio 2024
13Mandarono da lui alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. 14Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». 15Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». 16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
«Gesù disse loro: “Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui”»
(Marco 12,17)
Quindi non si tratta di “pagare” né di “dare” a Cesare e a Dio: occorre invece “rendere”, cioè “restituire”. Si parte dal principio che c‘è qualcosa di nostro che appartiene ad altri. Parte dei nostri soldi sono di Cesare (e qui le rimostranze sono sempre parecchie…anche se dallo Stato qualche servizio in fondo lo riceviamo…). E a Dio, cosa dobbiamo rendere? Il discepolo lo sa: tutto quello che siamo. Non c’è nulla che noi non abbiamo gratuitamente ricevuto e quando guardiamo la realtà con gli occhi giusti ci accorgiamo che tutta la nostra vita non dovrebbe essere altro che una lode continua a Dio per il Suo amore per noi.
Martedì 13 febbraio 2024
18Vennero da lui alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: 19«Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello.
«C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie»
24Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? 25Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. 26Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? 27Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».
(Marco 12,20-23)
Troppo spesso siamo preoccupati per ciò che avverrà dopo la morte e dimentichiamo di costruire qui la vita eterna che poi continuerà per sempre. Se ogni giorno già adesso la mia vita è nelle mani del Signore e si dipana secondo il Suo volere, perché mi devo fare tante domande sul futuro? Sarà la conseguenza logica, sarà il compimento infinito della pace che ho già nel cuore. Nelle relazioni si risolveranno anche le incomprensioni e le difficoltà di oggi, ma so già che cos’è l’Amore: sarà solo infinitamente più libero.
Mercoledì 14 febbraio 2024 SS. CIRILLO, monaco, E METODIO, vescovo,
PATRONI D’EUROPA
«E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura»
16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». 19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. 20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
(Marco 16,15)
Che bella questa missione sconfinata! Dilata il cuore all’infinito e gli fa desiderare di correre e di arrivare presto in ogni angolo del pianeta. Diventa perciò entusiasmante vedere persone di ogni nazione che partono per i luoghi più disparati, senza complessi di inferiorità, sapendo di avere qualcosa di meraviglioso, di unico da regalare a chiunque incontreranno. Il discepolo può guardare il mappamondo (o il planisfero), studiarlo, immaginare cosa succede qua e là e sentire che lui stesso potrebbe essere inviato dappertutto, perché dovunque c’è vita c’è sempre attesa di Vangelo.
Giovedì 15 febbraio 2024
Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. 10Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. 11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo.
«Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato»
(Marco 13,12)
Nel clima descritto da Gesù di persecuzione dilagante che arriva ad ogni eccesso, entrando con violenza dappertutto, senza risparmiare neppure gli affetti e i legami più cari e più sacri, è possibile resistere ad una sola condizione: che cioè nel discepolo diventi sempre più forte la certezza che il bene più grande di tutti è l’amore di Dio, che nulla e nessuno lo possono distruggere, che la fedeltà a quello che Dio ci chiede vale più di ogni altra cosa, che il dono totale di sé sarà sempre sorgente di vita vera e nuova, anche se per molti questo suona assurdo e incomprensibile.
Venerdì 16 febbraio 2024
«Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina»
29Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. 30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
(Marco 13,28)
Il fico: una pianta che è una parabola, basta guardarla per capire. Per Gesù tanto spesso il creato è una parabola del mistero di Dio che Lui annuncia. Parabole sono tante realtà del mondo vegetale: il granello di senapa, il lievito, il seme, la vite, ecc. Così Gesù ci educa a guardarci attorno, scoprendo dappertutto i segni della presenza amorevole e dinamica di Dio. Il creato parla, la vita quotidiana e gli incontri sono epifania di un Dio nascosto che si rivela così, invisibile e visibilissimo al tempo stesso. E sappiamo che ogni volta che Lo scopriamo così presente, così vicino, il nostro cuore conosce la gioia.
Sabato 17 febbraio 2024
5Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. 6Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. 7Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. 8Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, 9gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. 10Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. 11Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. 12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. 13Ma l’angelo gli disse:
«Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita»
15perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre 16e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. 17Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
(Luca 1,13-14)
Zaccaria in tarda età conoscerà «gioia ed esultanza», emozioni forti e nuove, che forse non aveva potuto sperimentare prima, vista la sterilità di Elisabetta. La gioia di avere un figlio infatti è speciale, unica; e quando è un sogno a lungo cullato e improvvisamente realizzato, quando ormai le speranze erano svanite, deve essere qualcosa di indescrivibile. Non ci sarà solo gioia per lui: dovrà attraversare prove inaspettate come il mutismo temporaneo e forse anche il dolore terribile di vedere il figlio ucciso. Ma gli rimarrà la certezza di essere stato scelto, visitato dall’amore di Dio, che lo ha coinvolto da vicino nel progetto di salvezza di tutta l’umanità.
Domenica 18 febbraio 2024 ALL’INIZIO DELLA QUARESIMA (I di Quaresima)
«Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo»
2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». 5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». 7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». 8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». 11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
(Matteo 4,1)
Il deserto è il luogo della solitudine più totale. Ogni persona nella vita ha i suoi momenti di deserto, in cui si sente solo e a volte abbandonato. Vede gli altri, ma non fanno parte della propria vita. Si può vivere in una città affollata, ma sentirsi completamente soli. Sono i momenti più facili per arrivare alla disperazione. Ma noi sappiamo che Gesù è proprio lì ad aspettarci per dirci: «Coraggio, sono io» (Matteo 14,27).
Lunedì 19 febbraio 2024
1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 3«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
«Beati i miti, perché avranno in eredità la terra»
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
(Matteo 5,5)
Sembrano dei perdenti. Perché i miti sono quelli che non usano aggressività, sono i disarmati e quindi vengono facilmente sopraffatti, se non addirittura schiacciati. Eppure Gesù vede in loro la beatitudine, perché sa che il Padre li ricompenserà infinitamente di tutto quanto è stato loro sottratto, delle ingiustizie patite, dell’emarginazione e dell’umiliazione alle quali sono stati costretti. Perché sulla terra i miti sono quelli che arrestano la violenza, quelli che con il perdono fermano la violenza del male, perché non replicano, ma assorbono tutto in se stessi e così rendono possibile un futuro di pace.
Martedì 20 febbraio 2024
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente»
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.
(Matteo 5,13)
Noi siamo il sale del mondo. Ne abbiamo in certo modo la forma, il colore, perché ce lo ha dato Gesù. In origine ne abbiamo anche il sapore: forte, che si impone, efficace perché ne basta poco per trasformare il gusto di un cibo, migliorandolo, esaltandolo. Un sapore che occorre non perdere. Il sale poi conserva i cibi, li difende dalla muffa e dal deterioramento, ne mantiene la bontà. E allevia anche le infiammazioni dei muscoli e delle articolazioni. Aiuta anche a cicatrizzare le piccole ferite, distrugge e previene le patologie infettive. Quindi il ruolo del discepolo è molteplice, la sua presenza è provvidenziale e cambia il mondo.
Mercoledì 21 febbraio 2024
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento»
18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
(Matteo 5,17)
Gesù non ha cancellato il volto di Dio del Primo Testamento. Lo ha ripulito dalla incrostazioni, dalle tradizioni che lo avevano sfigurato, dalle cattive interpretazioni che ne nascondevano l’amore. Ma questo lavoro non è fatto una volta per tutte. Anche per noi suoi discepoli i rischi di defigurazione, di strabismo sono sempre latenti, in agguato. E lo strumento che fa risplendere Il Suo volto nella Sua bellezza e ne conferisce in ogni tempo il «pieno compimento», lo ribadirà anche Paolo, è solo l’amore (cfr. Romani 13,10). E’ necessario in ogni epoca questo lavoro di ripulitura ed è sempre lo Spirito santo ad ispirarlo.
Giovedì 22 febbraio 2024
«Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli»
21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. 23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. 25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
(Matteo 5,20)
Sulle prime questa frase fa tremare: come superare, o anche solo eguagliare, la ferrea osservanza di scribi e farisei nei confronti della legge? E’ vero: contavano anche le foglie di menta da dare al tempio, per rispettare ogni dettato della Torah. Però se un poveraccio agonizzava in mezzo alla strada, trovavano nella Legge buone ragioni per passare oltre senza sporcarsi le mani. Il superamento che Gesù chiede è suggerito sempre dal primato dell’amore, del farsi prossimo: è questo il “di più” del Vangelo. E l’amore è quella legge che mette insieme Dio e il fratello in uno stesso comandamento.
Venerdì 23 febbraio 2024 Feria aliturgica
Nel Rito Ambrosiano la celebrazione della S. Messa è sospesa nei venerdì di Quaresima. Propongo perciò in questi giorni la lettura continua della Passione di Gesù Cristo secondo Matteo.
1Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli: 2«Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua e il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere crocifisso». 3Allora i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa, 4e tennero consiglio per catturare Gesù con un inganno e farlo morire. 5Dicevano però: «Non durante la festa, perché non avvenga una rivolta fra il popolo». 6Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso, 7gli si avvicinò una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre egli stava a tavola. 8I discepoli, vedendo ciò, si sdegnarono e dissero: «Perché questo spreco? 9Si poteva venderlo per molto denaro e darlo ai poveri!». 10Ma Gesù se ne accorse e disse loro: «Perché infastidite questa donna? Ella ha compiuto un’azione buona verso di me. 11I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me. 12Versando questo profumo sul mio corpo, lei lo ha fatto in vista della mia sepoltura. 13In verità io vi dico: dovunque sarà annunciato questo Vangelo, nel mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche ciò che ella ha fatto».
«Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: “Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?”. E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo»
17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 18Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». 19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. 20Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. 21Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». 22Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». 23Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. 24Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». «Giuda, il traditore, disse: “Rabbì, sono forse io?”. Gli rispose: “Tu l’hai detto”. 26Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». 27Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, 28perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. 29Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». 30Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
(Matteo 26,)
Giuda è terribilmente deluso da questo Messia che annuncia la propria morte e non fa nulla per combattere i propri avversari. Aveva sognato da sempre l’Inviato di Dio potente che avrebbe liberato Israele dai Romani e si trova davanti un Maestro pronto a perdonare tutti. E’ troppo. Anche noi a volte vorremmo un Dio diverso, che punisca chi sbaglia e faccia giustizia. Poi però veniamo affascinati dal Dio Amore che Gesù ci fa conoscere e capiamo che non potremmo vivere lontani da Lui.
Sabato 24 febbraio 2024
«In quel tempo Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle»
2Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». 3Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? 4Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. 5O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? 6Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. 7Se aveste compreso che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrifici, non avreste condannato persone senza colpa. 8Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
(Matteo 12,1)
Questa libertà dei discepoli allarga il cuore. Non si preoccupano di contravvenire alle indicazioni rigorosissime sul sabato e sgranocchiano alcuni chicchi di grano per non sentire la fame. Non sono condizionati da una legge scritta. La loro legge è Gesù, perché hanno intuito che «qui vi è uno più grande del tempio» (Matteo 12,6) e hanno deciso di seguire ed ascoltare solo Lui. La loro è una vita esigente e leggiera al tempo stesso, conoscono una freschezza e una serenità nuove. Agli inizi non sanno rispondere alle obiezioni, ma questa Luce che ora seguono non la cambierebbero con nulla al mondo.
Domenica 25 febbraio 2024 DELLA SAMARITANA (II di Quaresima)
5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe.
«Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: “Dammi da bere”»
8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». 27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui. 31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». 39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
(Giovanni 4,6-7)
Gesù è stanco per il viaggio, per il caldo. Ma non abbastanza da volersi chiudere nel suo mondo. Non si ritira nel silenzio pacifico della sua “comfort zone”. Attacca bottone con questa donna straniera. Perché ogni persona è candidata all’incontro con Lui, è creata per conoscere quel Dio Amore che l’ha pensata da sempre e che lei non conosce. il colloquio si rivela così lo strumento per scoprire Dio. E’ questo uno degli esempi più fulgidi di quella “Chiesa del dialogo” che siamo chiamati ad incarnare, perché Gesù anche oggi possa attirare a Sé tutti gli uomini e tutte le donne del nostro tempo.
Lunedì 26 febbraio 2024
«Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore»
29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
(Matteo 5,27-28)
Sappiamo bene che i tradimenti avvengono prima nel cuore che con il corpo. Ed è proprio il nostro cuore quel regno che Gesù vuole conquistare ed abitare stabilmente. Certo, quello che avviene nel cuore, i pensieri e i sentimenti che lo attraversano, potrebbero rimanere a tutti sconosciuti, se non li verbalizziamo con nessuno. Ma in realtà l’interiorità si offusca, c’è una trasparenza di sguardo che viene a mancare, mentre la limpidezza del cuore trapela da tante piccole cose e incanta. Quando ci si avvicina ad una persona pura ne veniamo un po’ purificati anche noi. Don Bosco suggeriva ai ragazzi, che avevano tentazioni di questo genere, di stargli vicino.
Martedì 27 febbraio 2024
«Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio»
33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno.
(Matteo 5,31-32)
Gesù ci invita a fissare lo sguardo sulle conseguenze del ripudio, che nel suo tempo era pienamente legittimo. Abbandonare una persona alla quale si sono dette delle parole importanti, che ha scommesso la sua vita su di noi è profondamente ingiusto. Non esiste solo la libertà di seguire i propri sentimenti, occorre guardare cosa avviene in chi è lasciato: l’umiliazione dell’abbandono, il senso di fallimento e di sconfitta, la prospettiva della solitudine anche negli anni più fragili, il vedersi a volte incapaci di rimanere fedeli alla parola data e il contrarre una nuova unione, nonostante si credesse all’unicità dell’amore. I giudizi cambiano quando spostiamo lo sguardo sulle difficoltà degli altri.
Mercoledì 28 febbraio 2024
38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. 43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
«Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste»
(Matteo 5,46-48)
Quante volte abbiamo sentito queste parole e ci sembravano normali. Poi però arriva il momento in cui si subisce un’ingiustizia e allora queste stesse parole ci fanno pensare. Occorre cercare di amare chi ci sta davanti, cercare di capire cosa succede nel suo cuore, che non significa assolutamente giustificare il suo errore, ma cercare di aiutarlo ad uscirne. E’ un lavoro difficile perché logora dentro, ci si sente traditi e la ragione ci dice di abbandonare al proprio destino chi ci fa soffrire. Ma il cuore ci dà altre risposte.
Giovedì 29 febbraio 2024
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli»
2Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. 5E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
(Matteo 6,1)
Nella cultura dell’apparenza, del bisogno spasmodico di farsi notare, dei “like” inseguiti come vero criterio del proprio valore Gesù ci raccomanda di non lasciarci ingannare. L’ammirazione degli uomini solletica l’orgoglio, sembra alimentare la nostra autostima, ci dona fiducia nelle nostre capacità, ma occorre non dimenticare mai che è fragile, superficiale, insidiosa come un terreno fangoso. Noi tutti cerchiamo riconoscimenti, “ricompense”, ma solo quelle di Dio non tradiscono. Dipendere dalle opinioni della gente è rischioso e deleterio. Sapersi amati e stimati dal Padre, sempre, ci dà stabilità e pace.
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