La concomitanza tra le elezioni del Parlamento Europeo e il rinnovo del Consiglio pastorale, non deve far mettere i due sullo stesso piano.
Il Consiglio pastorale non è un Parlamento! Al Parlamento di presentano diversi schieramenti, posizioni culturali differenti e ciascuno vuol portare avanti il suo programma cercando poi mediazioni con gli altri.
Il Consiglio pastorale, invece, ha un’altra logica: è la rappresentanza della Comunità cristiana del territorio per cercare di comprendere cosa lo Spirito vuole e dove il Signore ci sta conducendo.
L’azione del Consiglio pastorale è primariamente quella del “discernimento comunitario”, per decidere quali passi, in ordine alla comunione ecclesiale e alla missione evangelizzatrice, mettere in atto.
Al Consiglio non si entra per sostenere una propria “parte”, non si entra per difendere interessi corporativi o visioni ideologiche parziali: si entra per vivere l’esperienza di un “noi” di Chiesa che si mette in ascolto del Signore e in unità cerca di individuare i passi da compiere.
Certo, oltre agli eletti abbiamo deciso di inserire in Consiglio anche i responsabili dei settori pastorali (due per settore, di cui uno in diaconia), ma questi “responsabili di settore” non faranno parte del Consiglio per difendere gli interessi della loro attività. La loro presenza aiuterà a far sì che quanto compreso e deciso in Consiglio abbia poi delle ricadute pratiche e reali nella vita concreta della Comunità in tutti i suoi settori. Ciò richiederà di essere uomini e donne secondo lo Spirito, con una personale vita di fede, una capacità di relazioni fraterne ed una conoscenza della realtà delle due Parrocchie che compongono la Comunità.
L’augurio è che le persone che faranno parte del nuovo Consiglio possano essere in grado non tanto di fare questo, quanto di desiderarlo e cercare di viverlo personalmente e comunitariamente.
don Paolo
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