VIVI LA PAROLA !
Agosto 2024
Giovedì 1 agosto 2024 S. Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e dottore della Chiesa
37Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. 38Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 39Allora il Signore gli disse:
«Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro»
42Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. 43Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. 44Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
(Luca 11,39-41)
Quanto più sentiamo urgente nascondere la realtà delle nostre mediocrità e meschinerie, tanto più siamo tentati di presentarci agli altri in modo impeccabile. Occorrerebbe invece dirigere le energie in un’altra direzione: quella della dedizione sincera e generosa verso chi è nel bisogno. È solo dimenticando noi stessi che diventiamo più veri, senza troppo bisogno di apparire. E ci accorgiamo che costruendo rapporti autentici, di reciprocità, impariamo ad accettare anche i nostri limiti, a non pretendere di essere sempre all’altezza della situazione, o un po’ sopra gli altri.
Venerdì 2 agosto 2024 S: Eusebio di Vercelli, vescovo
46Egli rispose:
«Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!»
47Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. 48Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. 49Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, 50perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: 51dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. 52Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». 53Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, 54tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.
(Luca 11,46)
È facile e frequente sibilare giudizi impietosi all’indirizzo di chi ha sbagliato, sottolineandone tutti i limiti, cercando accuratamente di eliminare ogni scusante o attenuante perché la sua colpa risalti nel modo più impressionante, chiudendo ogni onorevole via d’uscita. E poi magari, guardandoci dentro, ci accorgiamo che le radici di ciò che critichiamo abitano anche nel nostro cuore, che le nostre mancanze non sono sempre e sicuramente minori. Non si rado ci ritroviamo ad essere molto esigenti con gli altri e ancor più indulgenti e concessivi verso noi stessi.
Sabato 3 agosto 2024
«Un tale gli chiese: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. Disse loro: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”»
25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
(Luca 13,23-24)
Nela domanda di questo personaggio anonimo (nel Vangelo quando manca il nome possiamo mettere il nostro) c’è l’idea, magari involontaria e inconfessata, di essere comunque tra i pochi che si salvano. E nel seguito della risposta Gesù per cinque volte dirà “voi”, a sottolineare che la salvezza non può essere pretesa da nessuno, che chi crede di essere a posto è più a rischio degli altri, che nessuno può accampare diritti o pretese, perché siamo tutti, davvero, peccatori. Ci salva solo l’umiltà di riconoscerlo e di invocare con umiltà sincera a salvezza, l’aiuto e il perdono di Dio.
Domenica 4 agosto 2024 XI DOPO PENTECOSTE
33Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
«E Gesù disse loro: “Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?”»
43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. 44Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato». 45Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. 46Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
(Matteo 21,42)
Dio opera meraviglie con gli scarti. Fa un po’ come quelle squadre che hanno sempre giocatori pressoché sconosciuti, che però, chissà come mai, riescono sempre ad avere buoni risultati, a volte anche ottimi. Tutti noi siamo ben consapevoli dei nostri limiti, spesso ci scontriamo contro di essi e siamo indispettiti di non saper andare oltre, di ricascare sempre, di non riuscire a migliorarci come desidereremmo. Forse però è proprio questo il requisito fondamentale per essere servitori del Regno. E quindi quella inadeguatezza e sproporzione che ci avviliscono sono proprio il punto di forza, perché Dio e non noi sia il protagonista.
Lunedì 5 agosto 2024 Dedicazione della Basilica romana di S. Maria Maggiore
1Intanto si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli:
«Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto»
3Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze.
(Luca 12,1-2)
L’ipocrita è falso e quindi si sforza di trasmettere una realtà che non esiste, mascherando la reale situazione. Ha quindi segreti inconfessabili, che si cura bene di non rivelare, altrimenti ne andrebbe fatalmente della sua reputazione. Gesù invece insegna a giocare a carte scoperte, a non vivere di sotterfugi, a non passare il tempo a fare il maquillage della nostra immagine di fronte agli altri, insomma, di essere sinceri. Tra l’altro, nel nostro tempo, chi ha il coraggio di ammettere i suoi limiti e le sue fatiche risulta più simpatico, più credibile, proprio perché è vero.
MARTEDÌ 6 AGOSTO 2024 TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE
2Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù.
«Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati»
7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. 9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. 10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
(Marco 9,5-6)
Avvolto nell’estasi della Trasfigurazione di Gesù sul Tabor, Pietro vorrebbe fare un bel “fermo immagine”, eternizzare quell’incanto, perché sta troppo bene. Dice la prima cosa che gli viene in mente, con tutta libertà, l’idea delle capanne e la dice, senza preoccuparsi se sia sensata o opportuna. Oltre ad essere felice, è anche spaventato, perché l’incontro con Dio, faccia a faccia, è sempre sconvolgente. Però ti fa sentire a casa, ti permette di essere te stesso, di esprimerti senza troppo preoccuparti di come verrai giudicato da chi ti ascolta. Perché dove c’è Dio c’è solo Amore.
Mercoledì 7 agosto 2024
«Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio»
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato. 11Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, 12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
(Luca 12,8-9)
La fede è strettamente legata ad una persona. Per gli evangelisti l’unica cosa importante da raccontare era la persona di Gesù: le Sue parole e le Sue opere sono state narrate perché ciascuno dei fedeli potesse stringere in ogni tempo un rapporto personale con Lui. Impressiona ad esempio notare e contare quante volte il nome di Dio e di Gesù appaiono negli scritti di san Paolo e ci mostrano come il suo pensiero e lo sguardo del suo cuore fossero sempre puntati sul Maestro. Non può essere diversamente per noi. Altrimenti la fede diventa un’ideologia.
Giovedì 8 agosto 2024 S. Domenico, sacerdote
13Uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». 14Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15E disse loro:
«Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede»
16Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. 17Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 18Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. 20Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. 21Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
(Luca 12,15)
Di fronte alle incertezze riguardo al futuro, d’istinto ci si premunisce cercando di accumulare beni che possano garantire il più a lungo possibile una vita serena. Il fatto è che le nostre paure ci spingono sempre più in là, perciò cerchiamo di possedere sempre di più, perché ci sembra che quello che abbiamo non sia mai sufficiente. Ed in effetti è vero: la vita potrà sempre metterci di fronte ad incognite che non possiamo governare. La soluzione quindi non sta nel riempirsi di ricchezze che creano in noi una sottile angoscia. La via della pace è confidare in Dio, unico vero tesoro che nessuno ci potrà mai rubare.
Venerdì 9 agosto 2024 S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), vergine e martire, patrona d’Europa
1Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
«Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora»
(Matteo 25,10-13)
Una parabola severa, che vuole destare nel cuore una sana inquietudine e smascherare una falsa pace della coscienza. Siamo infatti tentati di pensare che in fin dei conti ci sia sempre un modo per rimediare e rischiamo di accomodarci con i nostri ritardi e le nostre inadempienze. S. Agostino invece temeva che Dio passasse per la sua strada e lui non se ne accorgesse (“Timeo Deum transeuntem”) e c’è davvero il rischio che la grande occasione non ritorni, certe opportunità vanno prese al volo. Essere sempre pronti, quindi: giocare d’anticipo è segno di un’attesa serena, che non trascura mai la vera priorità, Dio.
Sabato 10 agosto 2024 S. Lorenzo, diacono e martire
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto»
25Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. 27Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! 28Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». 29La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 30Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». 33Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
(Giovanni 12,24)
Gesù guardando le leggi della natura ne trae un grandissimo insegnamento. Sembra troppo paradossale che per portare frutto si debba morire: noi siamo molto più inclini a pensare che il frutto cresca accumulandolo progressivamente, mentre se lo perdi non ti rimane più nulla. Gesù invece ci risponde mostrando l’avventura del seme: solo morendo, risorge. Così solo chi perde trova. Vale anche con le relazioni tra persone: se le vuoi trattenere per te prima o poi tutto sfuma, se invece sei capace di perderle, di lasciare liberi, il tuo cuore soffre, muore, ma si apre, ha nuovo spazio per altre amicizie e poi scopri che quelle che hai lasciato rimangono, crescono, non vanno mai perdute.
Domenica 11 agosto 2024 XII DOPO PENTECOSTE
«Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. 7Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date
«Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento»
11In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. 12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. 14Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. 15In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città.
(Matteo 10,9-10)
E’ possibile vivere liberi dall’attaccamento ai beni terreni soltanto se c’è qualcosa di più bello e di più grande che ci ruba il cuore. Senza di questo si può anche vivere impegnandosi in rinunce stoiche, che però al massimo possono solo nutrire l’amore proprio. Se invece la passione per il Vangelo ci coinvolge davvero, i beni diventano solo mezzi, li utilizzi soltanto perché ne hai bisogno, li accogli con gratitudine, li apprezza di più e ne gioisci come di un dono. Ma al centro di tutto rimangono gli incontri, le persone, l’amore donato e ricevuto che riempie il cuore più di ogni altra cosa.
Lunedì 12 agosto 2024
«Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito?»
43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. 47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
(Luca 12,42)
All’amministratore non vengono chieste cose stratosferiche per essere giudicato «fidato e prudente»: si tratta semplicemente di «dare alla servitù la razione di cibo a tempo debito». Un compito alla portata di tutti, che richiede cura sincera delle persone, fedeltà, perseveranza e precisione. Una mansione che potrà essere considerata poco creativa, poco entusiasmante, molto ripetitiva: in realtà questa descrizione vuole ribadire con forza che in qualunque responsabilità occorre lasciare a Gesù il posto del protagonista. È Lui che dobbiamo costantemente mettere e rimettere al centro, perché sia Lui a operare in noi.
Martedì 13 agosto 2024
49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre»
53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
(Luca 12,51-52)
Gesù non è una camomilla che mette tranquilli tutti. È piuttosto un fuoco che incendia i cuori, che non lascia le cose come prima. Certo, non tutti accolgono i Suoi inviti dirompenti, ma coloro che si fidano e Lo seguono rompono sempre con l’ordinario e intraprendono vie nuove. E queste scelte non sono sempre accolte da tutti: suscitano perplessità, critiche, anche rabbia e ostilità. E così c’è chi si oppone, crea una barricata e si pone dall’altra parte. Avviene così la divisione. Nonostante che Gesù sia il principe della pace, insegni solo l’amore per tutti e ami la fraternità universale.
Mercoledì 14 agosto 2024 S. Simpliciano, vescovo
54Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. 55E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade.
«Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?»
(Luca 12,56)
Dobbiamo ammettere che siamo capaci di esprimere giudizi su una grande quantità di argomenti e situazione. E spesso non si tratta di opinioni espresse con delicatezza e circospezione, ma di affermazioni pronunciate in modo sicuro e categorico. A volte poi ci avventuriamo con sicurezza anche in argomenti che possediamo poco, in cui non siamo così ferrati. E poi invece ci sono evidenze indiscutibili, che chiederebbero una presa di posizione ferma, che ci vedono invece neutrali, equidistanti, possibilisti. A volte non vogliamo schierarci perché dovremmo correre qualche rischio, un po’ di impopolarità, che ci regalerebbe invece la pace e la gioia del Vangelo.
GIOVEDÌ 15 AGOSTO 2024 ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». 46Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore 47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, 48perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
«D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome»
50di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. 51Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; 53ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. 54Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, 55come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
(Luca 1,48-49)
In questo canto irrefrenabile di gioia e di gratitudine, Maria dice a tutti di essere prediletta, amata all’inverosimile, fatta oggetto di un’attenzione tutta speciale. Ma nelle sue parole non c’è la minima traccia di un suo merito. Tutto è solo dono di Dio che «grandi cose ha fatto per me». Ricorda bene come l’angelo l’ha chiamata, «piena di grazia» (Luca 1,28): ha detto bene, perché la grazia è totale gratuità d’amore di Dio. Perciò quando parla di sé parla di Dio, vero autore e protagonista della sua vita, al quale lei ha ceduto ogni sua decisione. Per questo ogni festa di Maria è festa di Dio.
Venerdì 16 agosto 2024
6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo:
«Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime»
9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
(Luca 13,7-8)
È sempre il tempo della pazienza. Non perché si sia indifferenti di fronte ai frutti, al contrario, l’attesa e il desiderio sono sempre accesi. Il fatto è che Dio vuole portare a casa tutti, per cui non smetterà mai di fare ogni tentativo, di sperare quando ormai non ci spera proprio più nessuno, di offrire nuove opportunità, aspettando anche per decenni un barlume di risposta. È una pazienza tutta intrisa d’amore, che sa ricominciare mille volte, che non si lascia mai raffreddare dall’indifferenza o dalla superficialità. E quante volte i casi che tutti dicevano disperati hanno portato un bel giorno frutti sorprendenti, di cui ancora oggi parliamo con sorpresa e ammirazione!
Sabato 17 agosto 2024 S. Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire
21Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!».
«Ed egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. “È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”»
28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
(Matteo 15,26-27)
“È sufficiente una briciola”, dice con fede e arguzia questa donna. Non ha bisogno di un pranzo di nozze, una briciola di Dio basta e avanza per sanare una persona malata, per regalare la pace del cuore. Ed è così anche per noi: un pezzetto di pane eucaristico è molto più che sufficiente per donarci tutto Dio e farci Dio. Così come basta una sola Parola di Gesù messa in pratica per mettere in circolo l’amore autentico, gratuito, che è la vita stessa di Dio. Non abbiamo bisogno di dosi massicce: di Dio ne basta anche molto poco, basta che sia Dio.
Domenica 18 agosto 2024 XIII DOPO PENTECOSTE
«Gesù entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo»
4Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, 5perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». 6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; 7per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. 8Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». 9All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
(Luca 7,1-3)
Questo centurione, per ottenere la guarigione del suo servo, manda come ambasciatori degli anziani dei Giudei. Di solito nei Vangeli questa è una categoria molto ostile a Gesù, che lo guarda con sospetto, che non smette di tendere tranelli, che trama contro di Lui. Questa volta però mettono da parte tutti i loro pregiudizi, accettano di perorare la causa del centurione e lo fanno supplicando Gesù con insistenza, perché sentono il bisogno di sdebitarsi, visto che il centurione ha fatto costruire la sinagoga. In fondo sanno bene chi è Gesù, che Lui i miracoli li fa per davvero. Almeno questa volta si comportano da credenti.
Lunedì 19 agosto 2024
10Stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. 11C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. 12Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». 13Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
«Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: “Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato”»
15Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? 16E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?». 17Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
(Luca 13,14)
A questo capo della sinagoga interessa solo una cosa: che il dettato della legge sia rispettato alla lettera. Per lui, se di sabato è stato stabilito che non si facciano lavori, anche le guarigioni miracolose vanno posticipate. Come se Dio dovesse rimanere ben inscatolato dentro le nostre prescrizioni e interpretazioni. L’idea di fondo è che l’uomo sia per la legge, mentre Gesù capovolge questo assioma ribadendo in mille modi che la legge di Dio è sempre per l’uomo, per la gioia dell’uomo, mai contro l’uomo. Dio è libero di amare sempre, non solo nei giorni che stabiliamo noi.
Martedì 20 agosto 2024 S. Bernardo, abate e dottore della Chiesa
18Diceva dunque: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? 19È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
«E disse ancora: “A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata”»
(Luca 13,20-21)
Il Regno è proprio invisibile. Si mescola alla realtà ordinaria fino a non poterlo distinguere da essa. Avviene come quando si getta un pugno di lievito in una massa di farina: stesso colore, stessa consistenza, all’apparenza nessuna differenza. Se poi cominci a mescolare nessuno sa vedere dove il lievito è finito. Eppure con quel pugno di polvere in più tutto cambia: la massa inerte si gonfia, fino a produrre pane morbido e gustoso. Non c’è bisogno di propaganda: il lievito del Regno di Dio è già nella storia e ogni buon frutto, da qualunque parte venga, ha sempre origine lì. Anche se nessuno se ne accorge.
Mercoledì 21 agosto 2024 S. Pio X, papa
«Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi!»
Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!».
(Luca 13,34-35)
Questo lamento accorato e addolorato di Gesù mostra quanto sia grande il suo amore per Gerusalemme, il luogo in cui da secoli Dio ha posto la sua dimora in mezzo al suo popolo. Dio ha sempre voluto raccogliere, unire, creare casa, fare famiglia e la città invece ha ripudiato con violenza ogni ambasciatore di unità. Lasciata soltanto nelle mani degli uomini la città di Gerusalemme non avrebbe più alcun motivo per sperare. Ma quel Gesù che proprio lì è morto «per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi» (Giovanni 11,52) è la sorgente di una speranza d’amore e di pace che nulla e nessuno potrà mai spegnere.
Giovedì 22 agosto 2024 Beata Vergine Maria Regina
26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
«Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine»
(Luca 1,31-33)
Le parole dell’angelo, così clamorose da prefigurare per il figlio che nascerà da lei un regno eterno, rimangono per sempre stampate nella memoria di Maria. Parole che disegnano un futuro di gloria superiore a qualsiasi immaginazione. Credo Maria che non avrà mai pensato prima che se il suo Figlio era un re, anche lei sarebbe diventata regina. Ma tutti questi titoli d’onore saranno il coronamento di una vita semplice, laboriosa, nascosta, ordinaria, simile a quella di miliardi di altre donne. La differenza è nella fede, nell’amore e, ancor prima, nella grazia con cui Dio ha riempito tutta la sua persona.
Venerdì 23 agosto 2024 S. Rosa da Lima, vergine
1Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare. 7Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: 8«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, 9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. 10Invece,
«Quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”»
Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
(Luca 14,10)
Vincere l’ambizione del primato non è facile. Riteniamo infatti di avere sempre bisogno di riconoscimenti, anche perché la vita non è avara di amarezze e sconfitte. Ma tutto quello che cerchiamo di ottenere solo con i nostri sforzi, mossi dall’arrivismo, non produce il frutto sperato. “Scegli l’ultimo posto!”, dice Gesù “come ho fatto io. E vedrai che raccoglierai infinitamente di più”. Perché servire è il vero modo per regnare e chi serve si mette sempre un radino sotto a tutti per aiutare meglio, senza rubare la scena. Per essere come Dio che si nasconde nelle pieghe della storia, riconosciuto solo da chi ama gli ultimi, i piccoli.
SABATO 24 AGOSTO 2024 S. BARTOLOMEO, APOSTOLO
«Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret»
46Natanaele gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». 47Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». 48Natanaele gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». 49Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». 50Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». 51Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
(Giovanni 1,45)
Filippo ha trovato quello che cercava. È sicuro che Gesù sia proprio la persona che tutti aspettavano. E questo non è il frutto di ragionamenti ed elucubrazioni: l’incontro con Gesù è stato per lui molto più che convincente, è stato trasfigurante, entusiasmante. Non per un’emozione che rende effervescenti per poco, ma per una persuasione profonda. Per questo invita Natanaele a conoscere Gesù: è sicurissimo che ne sarà colpito, che ne sarà anche lui rapito. Dove Dio si manifesta, i cercatori di Lui trovano sempre le Sue tracce, anche in luoghi che non conoscevano, ne riconoscono il profumo. E ne gioiscono sempre.
Domenica 25 agosto 2024 CHE PRECEDE IL MARTIRIO
DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE
28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
«Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!»
32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. 34Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. 35Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; 36e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. 37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. 40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
(Matteo 10,29-31)
Sapere di poter contare sulla cura di Dio ci rende liberi e ci infonde una grande pace. La vita infatti ha le sue onde e spesso dobbiamo affrontare realtà ben più grandi di noi. Ma per ciò che ci sorprende e ci potrebbe spaventare Dio ha già in serbo le contromosse e le soluzioni e soprattutto ci garantisce che non saremo mai lasciati soli, ma attraverseremo ogni burrasca in Sua compagnia. Questo ridimensiona ogni paura, che, lo sappiamo, conosce il modo di amplificare le nostre preoccupazioni, fino a terrorizzarci. Ma se confidiamo in Lui, tutti questi film che ci facciamo, svaniscono, senza consistenza.
Lunedì 26 agosto 2024
«Vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati»
5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
(Marco 1,4)
Giovanni Battista non è Gesù, il suo battesimo è solo una preparazione, l’amore che Gesù porterà sarà talmente nuovo e universale che lo stesso Giovanni ne rimarrà perplesso. Giovanni non è Gesù, ma è indispensabile. Se non c’è un araldo che annunci la venuta, se non ci si ferma per ascoltare e accogliere, se non si creano le attese vere e profonde dentro i cuori anche l’arrivo di Dio sarà soltanto una cosa tra le tante. Potrà suscitare curiosità e stupore, ma non cambierà la vita. Occorre qualcuno che risvegli, che scuota, che punga, altrimenti il torpore della routine ha il sopravvento su tutto.
Martedì 27 agosto 2024 S. Monica
15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo:
«Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco»
17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». 18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
(Luca 3,16)
Tutte parole vere, esatte, precise. Giovanni Battista è un profeta e Dio parla attraverso di lui. Ma cosa sia il Battesimo di Spirito santo e fuoco, probabilmente non lo sapeva neppure lui. Oppure se lo immaginava in modo sbagliato. Non era prevedibile infatti una misericordia così illimitata, una simile passione per i piccoli e per i peccatori, un gusto di stare con l’umanità anche la più sfregiata dalle ingiustizie e dal male. Non era pensabile una legge tutta e solo condensata nell’amore, né un fuoco che bruciasse tradizioni stantie e regole di uomini, accendendo di una passione mai vista prima per la salvezza di ogni uomo.
Mercoledì 28 agosto 2024 S. Agostino, vescovo e dottore della Chiesa
«Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?”»
25Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. 26Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 27Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via.
(Luca 7,24)
Gesù ammira del Battista la sua determinazione. Un uomo che non si piega alle minacce dei potenti, che non fa sconti quando si tratta di Dio, che è prontissimo a pagare di persona per ogni parola che pronuncia, pur di non tradirla. Un profeta che quindi non guarda alle convenienze, che vuole il vero bene dell’uomo, che parla con chiarezza. Una persona fidata, che rimane fedele fino alla fine, anche quando le cose gli sembreranno strane, che attraverserà anche il tunnel del dubbio di avere sbagliato tutto, ma senza deflettere da ciò che Dio gli ha indicato.
GIOVEDÌ 29 AGOSTO 2024 MARTIRIO DI S. GIOVANNI IL PRECURSORE
17Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. 18Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». 19Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, 20perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
«Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: “Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò”»
23E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». 24Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». 25E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». 26Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. 27E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione 28e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. 29I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
(Marco 6,21-22)
Occorre fare attenzione a non abbassare mai la guardia. Il colpo del KO arriva fulmineo, fatale. Erode non avrebbe mai immaginato che quel momento di svago, di relax, tipico di un re, potesse divenire un tranello architettato da tempo con grande cura, per strappargli quello che lui non avrebbe voluto concedere. E quando ci si sbilancia troppo la frittata è fatta e non è più possibile tornare indietro. Ti senti ingannato, tradito, ma non puoi ribellarti, devi accettare di avere perso. A meno che non accetti di farti umile, ritratti tutto, riconosci di aver sbagliato, perché l’innocente non si tocca. Ma non è facile essere un re così.
Venerdì 30 agosto 2024 Beato Alfredo Ildefonso Schuster, vescovo
35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?».
«Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio»
40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
(Giovanni 1,38-39)
È interessante che il Vangelo non riporti nulla di quella esperienza dei primi apostoli con Gesù. Non una Sua parola, un gesto, una loro domanda, una caratteristica della casa, qualcosa sull’accoglienza di Maria. Nulla. Forse perché sarà il seguito della narrazione a raccontarci tutto questo. Però quello che è certo è che uscirono da quella casa del tutto trasformati. Anche se, in un certo senso, da quella casa non uscirono più. Perché tutta la loro vita, prima nei tre anni con Gesù e poi nella missione della Chiesa, fu sempre, in modi diversi, un rimanere in quella casa lì con Lui .
Sabato 31 agosto 2024
21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama.
«Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui»
22Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
(Giovanni 14,21)
Gesù si manifesta a chi lo ama. E in ogni manifestazione è sempre lo stesso Gesù a presentarsi, a farsi conoscere. Ma ciascuno è diverso. E quindi, come del resto facciamo anche noi, Gesù si presenta in modo da essere capito e conosciuto proprio da ogni persona. In certo modo si adatta, entra nella sua psicologia, nel suo mondo. E quindi ogni manifestazione è diversa da un’altra, come ogni rapporto vero e profondo è diverso da un altro. È importante sapere e ricordare come Gesù si è manifestato a noi: è un evento unico e inconfondibile in tutta la storia dell’umanità. E non dobbiamo pretendere che Lui si manifesti agli altri nel modo che vorremmo noi.
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