L’altare consacrato

 

DATI STORICI

L’altare è da sempre il luogo dove viene offerto il sacrificio, col passaggio nel culto ebraico da sacrificio di comunione tra Dio e l’uomo, a vittima sacrificale offerta a Dio.

I cristiani dei primi secoli, coscienti della novità del cristianesimo, hanno preso le distanze dall’idea pagana dell’altare come luogo dell’offerta per “tenere buono Dio”: nella “domus ecclesiae” il pane e il vino per il sacrificio eucaristico erano posti su una tavola e tale mensa ha valore di altare, essendo l’Eucaristia un sacrificio di comunione modellato sull’Ultima Cena.

È memoriale del sacrificio di Gesù in croce, che riconcilia per sempre Dio e l’uomo: ha offerto sé stesso per la nostra salvezza. E l’ultima cena di Gesù ne istituisce nei segni del pane e del vino il suo senso: un corpo dato, un sangue versato per amore Con l’avvento delle basiliche, nel secolo IV, compare in esse l’altare fisso, di pietra.

All’adozione dell’altare lapideo non fu estraneo il simbolo biblico di Cristo «pietra angolare dell’edificio spirituale». Nel V-VI secolo l’altare, posto anche sotto un ciborio per rimarcarne l’importanza nello spazio basilicale, si presenta in tre forme: una lastra di marmo sostenuta da un pilastro centrale o da colonnine ai quattro angoli; un cubo vuoto, al cui interno sono poste le reliquie; un blocco squadrato di pietra, innalzato sopra il sepolcro del martire. Di dimensioni ridotte, fino al secolo IX l’altare si ergeva al centro dell’abside sul pavimento a capo della navata.

Dal secolo IX, l’uso di porre le reliquie dei santi sulla mensa dell’altare come di elevare, dietro a esso, l’urna di un santo, lo trasformano in altare reliquiario. Nel XVI secolo vi è una ulteriore fase evolutiva: la collocazione del tabernacolo al centro della mensa dell’altare fino a sviluppare “l’altare tabernacolo”. A Milano, ne fu convinto assertore san Carlo Borromeo.

La riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II ha superato questa impostazione Tridentina e ha inteso restituire all’altare il suo significato liturgico. Si chiede che in chiesa si costruisca un solo altare, staccato dalla parete per potervi girare attorno e celebrare verso il popolo, e collocato in modo da attirare l’attenzione; sia fisso, con la mensa di pietra; sotto l’altare si possono porre reliquie di santi; sia coperto da una tovaglia e sopra o accanto a esso vi siano una croce e i candelieri.

VALORE SIMBOLICO-CELEBRATIVO

«L’altare, sul quale si rende presente nei segni sacramentali il sacrificio della croce, è anche la mensa del Signore, alla quale il popolo di Dio è chiamato a partecipare quando è convocato per la Messa; l’altare è il centro dell’azione di grazie che si compie con l’Eucaristia» (Institutio generalis Missalis Romani). Perciò, come ha detto Papa Francesco, «verso l’altare si orienta lo sguardo degli oranti, sacerdote e fedeli, convocati per la santa assemblea intorno ad esso».

Il suo valore è espresso anche dai riti che, nella dedicazione, ne esplicitano il simbolismo: l’unzione con il crisma, l’incensazione, l’illuminazione; stendendovi la tovaglia, il nuovo altare è preparato quale mensa del sacrificio: lì ci si nutre del Pane della vita e ci si disseta al Calice della salvezza; lì risplende e da lì si diffonde la luce che illumina i commensali e i familiari di Dio, perché a loro volta siano luce del mondo. Lo rammenta il Catechismo della Chiesa Cattolica: «L’altare, attorno al quale la Chiesa è riunita nella celebrazione dell’Eucaristia, rappresenta i due aspetti di uno stesso mistero: l’altare del sacrificio e la mensa del Signore, e tanto più in quanto l’altare cristiano è il simbolo di Cristo stesso, presente sia come vittima offerta per la nostra riconciliazione, sia come alimento celeste che si dona a noi» .

La venerazione per l’altare (si bacia, lo si incensa, davanti a esso ci si inchina) è motivata dal suo legame col sacrificio di Cristo, al quale nel sacramento si associa il sacrificio della Chiesa orante. “Segno di Cristo e vincolo di comunione con lui è il santo altare: su di esso viene deposta l’offerta spirituale dei fedeli, significata nel pane e nel vino, perché lo Spirito Santo, per il ministero del sacerdote, li renda sacramento del corpo e sangue di Cristo, così che quanti se ne nutrono diventino un solo corpo in Cristo, a lode di Dio Padre”.

Lo esprime in preghiera il prefazio della messa di dedicazione: «Intorno a quest’altare ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio per formare la tua Chiesa una e santa». Sempre, anche al di fuori dell’azione liturgica, l’altare è invocazione e attesa della presenza di Colui che fa nuove tutte le cose (cf. Ap 21, 5).

COMMENTS