Lunedì 28 novembre 2016
Terminate le parabole, il Signore Gesù partì di là. Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua».
«E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi»
(Matteo 13,58)
Sembra che ci sia una sola cosa che sa frenare la mano di Dio dal compiere miracoli: l’incredulità.
In apparenza da parte dei suoi compaesani c’è una raffica di domande. Ma non sono domande fatte per sapere, per capire. Sono domande retoriche, che sanno già la risposta e quindi non sono aperte ad altre risposte.
Ancora una volta sono i vicini i più svantaggiati. Credono di sapere e non sanno, credono di vedere e non vedono.
Può capitare anche oggi, a noi credenti, se abbiamo già inscatolato Dio nel nostro sapere: diventiamo ciechi, condannando chi vede.
Buona giornata!
don Carlo
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