Domenica 5 febbraio 2017
V DOPO L’EPIFANIA
Il Signore Gesù andò di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive».
«Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto
e si mise in cammino»
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
(Giovanni 4,50)
La fede di questo funzionario non pretende conferme per muovere i primi passi. Gli è sufficiente la parola di Gesù per mettersi in cammino.
Non è facile continuare a credere quando non si vedono i frutti, è frequente in questi casi lasciarsi prendere dalla disillusione che spegne lo slancio e la fiducia. Ma solo chi persevera nell’attesa potrà gioire dei miracoli di Dio.
Che i doni di Dio non ci colgano impreparati come Zaccaria all’annuncio dell’angelo, ma ci trovino sempre con la speranza accesa e viva.
Buona giornata!
don Carlo
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