LA STORIA
L’edificio attualmente visibile fu costruito in stile neoclassico fra 1806 e 1820, in sostituzione della vecchia chiesa di fondazione medievale (citata in un documento dell’anno 953, ma probabilmente più antica). Quell’antico edificio, ingrandito e rimaneggiato fra Cinquecento e Seicento e poi ancora verso la fine del Settecento, aveva tre navate disposte, secondo la tradizione cristiana, verso Oriente, con l’abside e l’altare a Est (prospicienti il naviglio della Martesana), la facciata rivolta a Ovest e occupava l’area dell’odierno sagrato.
La totale demolizione della vecchia chiesa e la sua sostituzione con una nuova, appositamente progettata, fu causata dalla volontà testamentaria del duca Gian Galeazzo Serbelloni (1744-1802), signore di Gorgonzola. Il Serbelloni vincolò la sua unica erede, Luigia Busca (1772-1849), a destinare una rendita annua di 16mila lire alla costruzione e al mantenimento di ben due edifici da costruirsi ex novo a Gorgonzola: la chiesa e l’ospedale. Il duca indicò anche il nome del responsabile dei progetti, il ticinese Simone Cantoni (1739-1818), architetto di fiducia già del padre Gabrio e autore, tra l’altro, del Palazzo Serbelloni di Milano, oltre che della ricostruzione del Palazzo Ducale di Genova e di molte chiese e ville fra Lombardia e Canton Ticino.
Le prime ipotesi progettuali ideate da Cantoni avrebbero comportato la radicale ristrutturazione della chiesa esistente, trasformata in un vasto edificio a pianta centrale. Ben presto, tuttavia, si decise di realizzare un nuovo complesso monumentale, lasciando libero lo spazio occupato dalla vecchia chiesa (da demolire completamente) e di costruire quella nuova con l’abside rivolta a Nord e la facciata a Sud.
La prima pietra fu posta il 1° giugno 1806 con solenne cerimonia e i lavori, tra interruzioni e ritardi, proseguirono anche dopo la morte dell’architetto Cantoni, colpito da malore durante un sopralluogo al cantiere nel 1818 e sepolto nel mausoleo che lui stesso aveva progettato, accanto alla chiesa. Il nuovo tempio fu consacrato il 22 ottobre 1820 dall’arcivescovo di Milano, cardinale Gaisruck, anche se i lavori di completamento e decorazione andarono avanti per buona parte dei decenni successivi: il pronao al centro della facciata fu ultimato solo nel 1881.
Il titolo di “prepositurale” del quale si fregia la chiesa di Gorgonzola – e quello (ormai onorifico) di “prevosto” assegnato al suo parroco – conserva la memoria dell’importante ruolo di capoluogo della pieve omonima, punto di riferimento religioso e civile per il territorio circostante almeno sin dal X secolo.
L’ESTERNO
L’edificio è affiancato da due corpi simmetrici fra loro, apparentemente gemelli.
A sinistra è il mausoleo Serbelloni, edificato nel 1776 da Simone Cantoni su richiesta del duca Gian Galeazzo Serbelloni per le sepolture dei membri della nobile famiglia. Tale progetto anticipò di alcuni anni i provvedimenti governativi austriaci e poi napoleonici che posero fine (per motivi igienico-sanitari, ideologici e culturali) all’antica usanza di seppellire i defunti all’interno delle chiese.
Sulla volta della cappella nello stesso anno il pittore ticinese Domenico Pozzi (1745-1796) ha dipinto una scenografica Visione di Ezechiele secondo il racconto che ne fa lo stesso profeta nel suo libro (Ezechiele 37, 1-14). Il dipinto dell’altare, raffigurante San Rocco, è stato da tempo sostituito da una copia fotografica, mentre l’originale (databile al Seicento) è conservato in chiesa.
Oltre a Gian Galeazzo Serbelloni, a sua madre Maria Vittoria, alla moglie Teresa e alla figlia Luigia con marito, figli e discendenti, nella cripta del mausoleo è sepolto l’architetto Cantoni, il quale (come ricorda la lapide nera murata nella facciata della chiesa) “edificò la chiesa e questo cimitero non sapendo che l’avrebbe costruito anche per sé”.
L’edificio sulla destra, verso il naviglio, è l’oratorio della SS. Trinità, costruito nel 1854-1856 dal milanese Giacomo Moraglia (1791-1860), chiamato alla direzione dei lavori dopo l’improvvisa scomparsa di Cantoni: mentre per il disegno della facciata egli si limitò a replicare il modello fornito dal preesistente mausoleo di Cantoni, l’interno dell’oratorio – destinato sia alle riunioni della confraternita, sia alle lezioni di catechismo – ha le dimensioni di una vera e propria chiesa a navata unica, coperta da volta a botte e con il presbiterio sormontato da una volta emisferica sorretta da quattro colonne libere agli angoli, leggermente discostate dalle pareti. Sull’altare, in marmo e stucco, è stata inserita la bella tela settecentesca della Madonna del Rosario, molto probabilmente recuperata dal precedente oratorio che sorgeva accanto alla vecchia chiesa.
La facciata della chiesa, che solo nella parte superiore è riconducibile al disegno di Cantoni, presenta un finestrone sormontato da un timpano con calotta emisferica, non dissimile da quello che campeggia sul fronte di Palazzo Serbelloni a Milano, mentre quattro erme reggono il cornicione. Il pronao, invece, è sorretto da colonne e pilastri in granito. Le statue di pietra che decorano la facciata, nelle nicchie, rappresentano i profeti Daniele e Geremia ai lati del mausoleo, i martiri Protaso e Gervaso sopra l’ingresso della chiesa, S. Luigi Gonzaga e S. Carlo Borromeo ai lati dell’oratorio della SS. Trinità.
L’INTERNO
La chiesa dei Santi Protaso e Gervaso riassume tutta la potente espressività architettonica del suo ideatore. L’edificio è a navata unica a croce latina, con ampio transetto coperto da cupola e abside munita di deambulatorio. Le quarantadue semicolonne sporgenti dalle pareti e le quattro colonne libere che reggono il coro (apparentemente di marmo rosa, in realtà sono trattate a stucco marmorizzato) svolgono la doppia funzione di sostenere la struttura e di scandire ritmicamente lo spazio. Tutti i volumi sono raccordati ed enfatizzati dalla grande cupola, impostata su quattro vele e avvolta, all’esterno, da un tiburio ottagonale.
La volta della cupola, il catino absidale, gli arconi e i capitelli delle colonne sono decorati da rosoni a stucco realizzati da maestranze ticinesi, coordinate dall’architetto Cantoni. La luce, irrompendo dai finestroni diafani, pervade l’unica navata, ed è valorizzata dai toni pastello delle colonne rosa, degli intonaci giallini e degli stucchi candidi.
L’artista più celebre che fu chiamato a dare il suo contributo all’abbellimento della nuova chiesa è Benedetto Cacciatori (1794-1871), carrarese di origine ma milanese per formazione e professione: alcune sue sculture decorano i caselli daziari di Porta Venezia e l’Arco della Pace a Milano. Per il cantiere di Gorgonzola Cacciatori scolpì e modellò in circa trent’anni oltre una trentina di opere: tutte le dodici sculture di pietra poste nelle nicchie delle pareti (dottori della Chiesa, evangelisti, profeti), i due angeli in marmo di Carrara dell’altare maggiore, i bassorilievi con gli episodi del Vangelo e altro ancora.
Degni di nota sono i due pulpiti in legno di noce, disegnati – assieme ai fregi dorati dell’altare maggiore – da un maestro dell’Accademia di Brera, Domenico Moglia (1782-1867), in stile Impero. L’altare maggiore e i confessionali sono stati disegnati dallo stesso Cantoni, mentre i quattordici quadri della Via Crucis, realizzati assecondando lo stile classico dell’edificio, furono donati nel 1920. L’autore dei Santi Protaso e Gervaso (1820) dipinti dietro l’altare e è Filippo Bellati (notizie 1800-1844), che realizzò anche il Crocifisso sulla volta della cupola (1818). Le quattro vetrate dell’abside, invece, sono un’opera moderna del pittore Leonardo Spreafico (1907-1974), realizzate dalla Vetreria Grassi di Milano nel 1962.
Negli altari del transetto furono trasferite dalla precedente chiesa le sculture settecentesche in legno e stucco del Crocifisso e della Madonna del Rosario, patrona di Gorgonzola. Il quadro con Sant’Antonio da Padova in adorazione della Madonna col Bambino (1889), esposto al primo altare a sinistra, è opera di Abramo Spinelli (1855-1924), autore anche dei quadri raffiguranti Annunciazione (1896) e Sacra Famiglia (1892) presso l’altare della Madonna. Ai lati dell’altare del Crocifisso, invece, sono appesi un’antica immagine di San Carlo Borromeo e un quadro raffigurante San Giuseppe col Bambino (copia seicentesca dell’opera di Guido Reni conservata al Museo Diocesano di Milano). L’affresco dei Santi Rocco e Sebastiano sul primo altare a destra fu dipinto nel 1849 da Giovanni Battista Zali (1793-1851).
PER APPROFONDIRE
Depliant informativo sulla chiesa (allegato)
Marco Cavenago, La chiesa parrocchiale dei SS. Protaso e Gervaso a Gorgonzola, Casati, Viganò 2011
Bruno Giussani, Maria Cristina Ricci, La chiesa parrocchiale dei SS. MM. Protaso e Gervaso di Gorgonzola, Coop. Paolo VI, Gorgonzola 2006
La parrocchiale di Gorgonzola, dove il neoclassico si riveste di armonia (19 giugno 2013): articolo sul sito della diocesi di Milano:
http://www.chiesadimilano.it/wp-content/uploads/2017/04/1606MI77__7.46659.pdf
Marco Cavenago, La chiesa parrocchiale dei SS. Protaso e Gervaso a Gorgonzola. Profilo storico-artistico («Storia in Martesana. Rassegna on-line di storia locale», nr. 3/2010):
https://www.centrostudigentili.it/pdf/numero03/cavenago_chiesa_parrocchiale.pdf
Marco Cavenago, Le sculture di Benedetto Cacciatori nella chiesa parrocchiale di Gorgonzola (1819-1849). Precisazioni e documenti («Storia in Martesana. Rassegna on-line di storia locale», nr. 4/2010):
https://www.centrostudigentili.it/pdf/numero04/cavenago_le_sculture_di_benedetto_cacciatori.pdf
Marco Cavenago, Il mausoleo Serbelloni a Gorgonzola. Raffinata espressione del sentimento illuminista («Storia in Martesana. Rassegna on-line di storia locale», nr. 5/2011):
https://www.centrostudigentili.it/pdf/numero05/cavenago_marco_il_mausoleo_serbelloni….pdf
Marco Cavenago, La pittura accademica nella chiesa di Gorgonzola 1818-1896. Agostino Comerio, Filippo Bellati, Giovanni Battista Zali, Abramo Spinelli («Storia in Martesana. Rassegna on-line di storia locale», nr. 6/2012):
https://www.centrostudigentili.it/pdf/numero06/cavenago_marco[la_pittura_accademica…].pdf
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